E’ troppo facile scrivere il giorno, anzi la notte prima della partenza. Il tempo le mura di casa la tv, assumono tutta un’ altra fisionomia. Il luogo che ci ospita, se ci opprime, ah che goduria larlo un posto oppressivo, e poi come si sviluppa la forza d’ immaginazione. Le persone che incontrero’ chi saranno questa volta. Quanti mi saranno amici? e i nemici? e i momenti belli? e quelli brutti?. Andare andare, ma andare dove?, nel mio caso non so ancora esattamente dove. E questo credo renda il viaggio tanto piu’ interessante. Non vorrei sembrare un hippie in ritardo con la storia, ma sono certo che gli uomini liberi, di qualsiasi condizione sociale siano sempre esistiti, o almeno gli uomini che cercano questa tanto sognata liberta’. Siamo troppo schiavizzati da troppe cose. Sognare la liberta’ non puo’ essere un errore. Alcuni sono talmente assuefatti all’ ingranaggio di cui fanno parte da non sentire il bisogno di cambiare, altri non hanno mai immaginato che possa esistere qualcosa nella loro mente che possa rompere le loro quotidiane catene. In realta’ essere liberi e’ molto piu’ facile di quello che si crede, e non penso sia una questione di soldi…Domani partiro’ per l’ andalusia, ma penso che poi mi spostero’ in Marocco. La mia sara’ un’ avventura da busker. Suonero’ per strada, o almeno questa e’ l’ idea di partenza. Molti pensano: poveretto, suona per strada. In realta’ la strada e’ un luogo che ti permette una visione a 360 gradi. Li vedi tutti i tuoi spettatori, i veri spettatori della vita. Dalla reazione che hanno nei miei confronti si crea comunque una scena un’ azione, un qualcosa che sempre da’ vita almeno ad un aneddoto. Ogni volta che torno a casa dopo aver suonato per strada, ho sempre un mucchio di cose da raccontare.
Specialmente adesso che vado in delle zone in cui c’ e’ una tradizione musicale specifica e che ho avuto modo di studiare ormai da anni. Domani sapro’ dall’ esito dell’ esame al conservatorio….quanto tempo avro’ a disposizione per questa mia avventura. Spero abbastanza per visitare anche il Marocco. L’ ultima esperienza con un marocchino e’ stato quando ho preso la nave per la Grecia forse un mese fa. Aspettavo che arrivasse l’ orario della partenza e nella sala d’ aspetto della biglietteria vicino al porto di Brindisi, si siede al tavolo vicino al mio questo ragazzo marocchino che aveva la bancarella poco piu’ in la’. Ha commentato un po’ le mie canzoni, conosceva infatti il genere che stavo suonando , e cioe’ le Muwashahat. Mi ha riconosciuto anche al ritorno, mi ha addirittura pregato di farmi offrire qualcosa da bere e di farmi accompagnare da un suo amico alla stazione dell’ autobus che mi avrebbe portato in sicilia. Intanto arrivo comunque a Jerez e da li’ comincero’ a far godere gli spagnoli con il mio flamenco sfornato bello caldo dalla mia chitarra alhambra. E come godono gli spagnoli, parlo per esperienza naturalmente. Sfoghero’ la mia rabbia repressa di questo periodo buio in sicilia sul ritmo tempestoso delle rumbe della bulerias e quant’ altro…e poi davvero quanta gente mi permette di conoscere facendo questo, quante chiacchierate con persone disparate che non avrei mai conosciuto.
Una mattina ricordo che a Cordoba improvvisamente mi vedo venire un vecchietto che mi mostrava le ricette dei medici con le medicine che doveva prendersi. Mentre mi spiegava tutti i suoi malanni in spagnolo, mi chiedevo, ma questo come mi viene a dire tutte ste cose? e poi tanti altri incontri nelle prime mattinate all’ ombra di un secolare cipresso o nei tardi pomeriggi a sbevacchiare fra battutazze e giochi erotici. La strada e’ comunque anche pericolo, anche la presunzione di un poliziotto che improvvisamente ti dice di raccogliere le tue cose e andartene, ma queste sono sciocchezze, in Spagna i poliziotti non hanno lo stesso atteggiamento che in Italia, almeno per quanto riguarda i chitarristi per strada, e parlo precisamente dell’ Andalusia. Li’ una volta addirittura un poliziotto mi ha dato del denaro…Comunque concludo questa lettera dando appuntamento a chi si fosse messo alla lettura ai prossimi giorni. Penso che se trovero’ modo, raccontero’ tante avventure. Au revoir