Colonie

Tutte le colonie tendono verso i loro conquistatori per apparire migliori. L’ India e gran parte dell’ Africa verso l’ Inghilterra e l’ America in seguito, i paesi africani francofoni verso la Francia, i sudamericani verso la Spagna e così via. Anche in Italia esiste questo fenomeno. Il rapporto di subalternità politica del sud del mondo nei confronti del nord in Italia si esprime in miniature con gli stessi rapporti di forza, per cui tanti meridionali che tendono ad apparire migliori, amano sfoggiare modi e abitudini settentrionali, da cui sono stati inconsciamente colonizzati. Mi ricordo che in Egitto, i ragazzi delle classi più abbienti amavano sfoggiare, durante le loro chiacchierate nei locali, la loro capacità di parlare in inglese anche laddove non era necessario, dato che era un dialogo fra egiziani. La stessa cosa avviene in sicilia, ahimè mia terra natìa. Per quel senso atavico di inferiorità politica e di conseguenza anche culturale, si tende addirittura a soffocare e reprimere continuamente la naturale e spontanea cultura e abitudini locali nei luoghi pubblici. Questo è evidente dal punto di vista linguistico. Il dialetto viene visto come un mezzo di comunicazione da non usare nei luoghi pubblici e assolutamente mai in dimensioni di vita ufficiale: scuole, luoghi della politica tv informazione ecc…Sappiamo di contro a tutto questo quanto forti e importanti siano le parole del poeta Ignazio Buttitta contro questo atteggiamento.

Un popolo è servo quando ciarrobbanu a lingua, o qualcosa del genere…insomma cosa voglio dire. Voglio esprimere il mio fastidio per tutte quelle persone che pensano di fare un salto di qualità spostandosi in un’ altra zona d’Italia e cambiando appositamente accento per una questione di disprezzo politico, e per altri che adottano un vocabolario da classe media settentrionale, prendendo a prestito termini del tutto incomprensibili alla popolazione locale non sottoposta a anni di istruzione scolastica imposta dalle menti colonialiste del nord Italia. Vivendo per un periodo al nord Italia ho avuto modo di assaporare di frequente il disprezzo per il mio essere meridionale. Rubo il lavoro, sono un parassita…. Ebbene, quando si parla di patria è bene precisare di cosa si parla. Da troppo tempo penso di essere stato ingannato, io mio padre mio nonno il mio bisnonno… Ora è arrivato il momento di una sana espressione dell’ umore del mio paese, della mia terra. Oggi mentre ero sotto la doccia mi sono venuti in mente due versi di una composizione goliardica siciliana. Ho riso per non so quanto, ma me la ridevo e come se me la ridevo. Si tratta di due versi in endecasillabi a rima baciata: AJU LA MINCHIA QUANTU UN VITIDDRAZZU VAJU A LU SCIUMI E MMI’ LA VAJU A SGUAZZU!

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